Vincenzo Di Maio's Blog

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Quando la cecità degli interessi particolari non porta soluzioni

È risaputo che nei paesi dove regna l’individualismo dell’homo oeconomicus si può soltanto ascoltare l’egoismo delle proprie posizioni di privilegio post-coloniale.

Questo artificio di matrice anglosassone (alcuni ritengono che sia Stuart Mill il primo a formulare tale pensiero NdA) pone l’uomo come un concetto astratto, svincolato dal proprio ambiente sociale e tendente unicamente al soddisfacimento dei bisogni materiali, un soggetto ideale per i meccanismi economici del capitalismo storico, ovvero l’invenzione di un essere dotato di perfetta razionalità dove conta soltanto l’interesse esclusivo per la cura dei suoi propri interessi individuali.

L’homo oeconomicus basa le sue scelte sulla valutazione della sua personale “funzione d’utilità”, un essere amorale che ignora qualsiasi valore sociale, o vi aderisce solo se vi intravede il proprio tornaconto. Molte sono le critiche a tale fittizio assunto dell’economia classica e alcuni ritengono che una tale ipotesi circa gli uomini sia non solo irrealistica ma anche immorale, in quanto induce a formare uomini disumanizzati.

Nel G20 di Parigi, del trascorso 19 e 20 febbraio 2011, l’homo oeconomicus ha trionfato ancora, in quanto anzichè trovare soluzioni reali verso le cause fondamentali del problema, si è preferito bloccare ogni possibile misura fondamentale che possa migliorare il sistema finanziario internazionale.

Come leggerete nei seguenti articoli tratti rispettivamente dalla rivista web Peace Reporter e dal giornale indiano The Hindu, c’è chi preferisce dissociarsi dalla presa di coscienza rispetto alle proprie responsabilità in un mondo in crisi.

Forse pochi sanno che lo stesso giorno in cui Mubarak ha consegnato le dimissioni in Egitto, contemporaneamente la borsa di Wall Street ha registrato un ‘anomalo’ innalzamento degli indici di Borsa.

Come anche non a caso qualcuno, dal versante oltreatlantico, si è ripetutamente affacciato alla finestra mediatica per difendere i rivoltosi egiziani e che, vista la stranezza di tale sbilanciamento finanziario, potremmo dire che in qualche modo mettere in crisi gli altri porta ad incrementare le casse di stato di questo paese d’oltreoceano.

Non voglio dire che i rivoltosi siano collusi con gli statunitensi ma di certo possiamo dire, insieme al ministro indiano dell’economia, che l’impennata al rialzo sui prezzi dei beni di prima necessità non ha riguardato soltanto la fascia del Maghreb ma è stato il frutto di qualche speculazione finanziaria e che, sicuramente, se questo aumento dei prezzi dei beni di prima necessità è avvenuto ovunque vuol dire che forse le proteste hanno sbagliato soggetto a cui rivolgersi, e che quindi probabilmente i capi di stato di Tunisia ed Egitto (ricordandoci anche che ogni paese è un contesto precipuo a sè stante NdA), come sempre accade in un mondo in cui la politica è vittima delle economia globale, non sono le cause reali dei malesseri di quei popoli.

Forse non a caso Tony Cartalucci sostiene addirittura che ci siano dei finanziamenti statunitensi dietro ai fomentatori delle proteste in Egitto, e se questo è vero vuol dire che anche in altri contesti sta avvenendo qualcosa di simile, sempre facendo le giuste distinzioni tra un caso e un’altro.

Fatto sta che la situazione politica mondiale è nient’altro che la risultante di post-colonialismo che non è altro che una trasformazione del neo-colonialismo, proveniente a sua volta dal colonialismo del XVI° secolo in una edizione rivisitata.

Anche quella fase che a detta di alcuni è stata definita come imperialismo non è stato altro se non ancora una nuova forma del vecchio colonialismo che, tra il 1871 e il 1914, ha riguardato l’azione dei governi coloniali tesa ad imporre la propria egemonia sui paesi colonizzati per sfruttarli anche dal punto di vista economico, assumendone il pieno controllo monopolistico delle fonti energetiche e delle esportazioni, soprattutto dei capitali.

La storia contemporanea è una storia complessa che, oltre alla individuazione di regole che hanno determinato il senso della storia, necessita altrettante eccezioni che mostrano il volto reale degli avvenimenti accaduti.

Alcuni conoscono lo stile colonizzatore angloamericano, definito dagli esperti come la politica estera dello stile denominato ‘stick and dollar’, ovvero corruzione per entrare e se non basta l’aggressione diretta.

Lo stesso che gli inglesi hanno utilizzato per entrare nell’impero africano degli Ashanti, una battaglia lunga 99 anni che il vasto popolo degli Asantee ha combattuto coraggiosamente, ma che i continui tentativi di corruzione degli inglesi sono poi riusciti a dividere la popolazione dal basso, permettendo di entrare e di invadere l’impero.

Un’altro caso recente è Saddham Hussein, lo spietato dittatore dipinto dai media internazionali come un sanguinario, ma che in realtà era un cane americano fino a qualche giorno prima dell’invasione in Kuwait.

Altri esempi sono la corruzione di Al Queda, che altro non è se non ciò che resta dei Mujaheddin addestrati e finanziati dagli americani nella loro politica anti-sovietica, gli stessi che oggi gli statunitensi hanno proclamato come nemici globali.

E ancora, come dice Pierre Faillant de Villamarest, il caso simile meno conosciuto di tutti è il partito nazista di Adolf Hilter, finanziato da facoltosi americani nella sua fase di ascesa al potere (gli stessi che hanno finanziato anche i bolscevichi NdA), per poi vedersi distrutto dalle armate degli stessi che lo hanno aiutato a dominare i tedeschi.

Fatto sta che, per certi versi, sembra un copione ben preciso, un processo sociale che si potrebbe generalizzare in un certo modo, ed applicare a qualsivoglia contesto: 1. prima finanziare un ‘agente di destabilizzazione sociale’ in un paese di particolare interesse; 2. poi dopo la fase di destabilizzazione, una fase di ‘annientamento politico’ sia esso formale e/o sostanziale; 3. una nuova fase di ‘riassettamento del sistema politico’ secondo dettami di favoreggiamento e collusione politica di determinati notabili locali inseriti all’interno della matrice destabilizzante; 4. ‘creazione di ponti economici’ mediante investimenti presentati sotto forma di aiuti internazionali, ma che in realtà sono degli indebitamenti a lungo termine per le popolazioni locali e degli incrementi a lungo termine nella bilancia dei pagamenti della matrice finanziaria appartenente al paese destabilizzatore, una fase quest’ultima che ricalca grandemente lo storico ‘Piano Marshall’ per l’Europa dilaniata dalla seconda guerra mondiale, un piano di ricostruzione che in realtà ha prodotto forti guadagni per gli americani ed un indebitamento che, ad esempio, per noi italiani è all’origine dell’annoso problema del debito pubblico.

Questo è in sintesi il motore fondamentale del ‘vampirismo capitalistico’ di paesi morti dai debiti ma ancora viventi, stati parassiti che sopravvivono grazie ad una continua ricerca di sangue fresco regalato da ignare vittime ingannate (non soltanto gli Stati-Nazione ma anche intere aziende, piccole imprese, coltivatori diretti, risparmiatori, ecc. NdA), per poi essere immolate al vitello d’oro dell’incessante accumulazione di capitale realizzata da oscuri, anonimi e semisconosciuti ‘regnanti occidentalisti’ di questo inferno economico globale.

Come diceva il buon Giambattista Vico, la storia si ripete seppur seguendo forme diverse e, per pensarla come i Taoisti, soltanto guardando oltre l’apparenza delle forme si può cogliere l’essenza del reale.

La cecità degli interessi particolari è capace di chiudersi in un ripido vortice di puro egoismo, e di certo continuare a dialogare con questi due simili mostri, apparentemente definiti alla pari di ogni nazione, non so fino a che punto possa servire.

Giudicate anche voi!

Buona lettura.

Vincenzo Di Maio

Il G-20 economico-finanziario non serve a niente

Articolo del 21/02/2011 tratto da Peace Reporter

G20

G20

I Paesi ricchi non si mettono d’accordo sui criteri per monitorare gli “squilibri globali”. Ma questi sono comunque l’effetto, non la causa della crisi.
È di Christine Legarde, ministro delle Finanze francese, il miglior commento sul comunicato che ha chiuso il summit parigino dei ministri finanziari e dei governatori del G-20, l’esclusivo club dei venti Paesi più ricchi del pianeta. Alla domanda “che cosa significa?“, madame Legarde ha risposto: “Significa quello che significa, così come una rosa è una rosa”.

In pratica, il summit ha delineato “linee guida indicative” (non obiettivi vincolanti e condivisi) per stabilire degli “indicatori” che dovrebbero a loro volta spiegare quali sono gli squilibri economici globali. Tali indicatori dovrebbero poi comprendere sia gli squilibri commerciali, sia risparmio e debito privato, sia – ma solo in seconda istanza – il tasso di cambio delle monete nazionali.

L’impressione è quella di una tempesta in un bicchiere d’acqua. O meglio: che non si voglia parlare dei problemi veri.

Non si fa alcun riferimento alla riforma del sistema finanziario internazionale, con il ruolo spropositato di quegli istituti privati che sono le agenzie di rating e la perdurante presenza dei prodotti derivati nei mercati.

Raggiunto telefonicamente da PeaceReporter, un trader finanziario che chiede di restare anonimo ha così commentato gli esiti del summit: “Tutte le misure decise sono acqua fresca, perché vengono puntualmente bloccate da Usa e Gran Bretagna, che non intendono frenare l’attività delle banche e le loro pratiche speculative”.

Chiediamo un parere a Paolo Manasse, professore di Macroeconomia e di Politica Economica Internazionale all’Università di Bologna, docente di Macroeconomia all’Università Bocconi di Milano.

La ricerca di indicatori per i cosiddetti “squilibri globali” è cosa recente?

No, se ne parla già almeno da quindici anni a livello di Fondo Monetario Internazionale. La novità sta nel fatto che adesso sembrano essere diventati estremamente importanti. Il problema è che gli indicatori non sono sotto il controllo dei governi. Per esempio, come si fa a controllare lo squilibrio delle partite correnti (il rapporto tra importazioni ed esportazioni di beni e servizi, ndr), che riguardano sia l’economia pubblica sia quella privata?

Non si capisce quindi, una volta accertati gli squilibri, che fare. Per cui, gli indicatori hanno il merito di far capire che la crisi attuale non dipende solo dalla finanza pubblica ma, per esempio, dall’eccesso di credito negli Stati Uniti, ma non si capisce a che altro servano.

Queste schermaglie sugli indicatori degli squilibri globali quali conflitti anche politici rivelano?

Mi sembra che una delle tesi più importanti, portata avanti anche dall’Italia, sia quella per cui oltre al debito pubblico bisogna guardare anche al debito privato. Ci sono Paesi come il nostro, che hanno un debito pubblico molto elevato e che per questo motivo sono sotto osservazione. Questi sostengono, anche a ragione, che forse l’indicatore più importante è il debito privato, quello delle famiglie, perché rende il Paese più vulnerabile e fa aumentare di più i tassi di interesse. Ovviamente chi ha un basso debito pubblico e un alto debito privato, come la Gran Bretagna, è contrario.

Poi ci sono gli squilibri commerciali. La Germania ha un attivo delle partite correnti molto elevato, altri, come la Grecia, no. In realtà tutti questi elementi sono collegati, è piuttosto bizzarro privilegiarne uno o l’altro.

Ma se queste riunioni del G-20 finanziario non stabiliscono criteri e obiettivi condivisi e al tempo stesso vincolanti, a che servono?

La questione degli indicatori sugli squilibri globali è davvero la più debole. E’ però da tempo che si è diffusa l’idea secondo cui gli squilibri economici globali sarebbero la causa dei problemi all’interno dei singoli Paesi. In realtà gli squilibri sono la conseguenza dei problemi, non la causa. Sono come la febbre, che non è la causa delle malattie ma il segnale. E quindi, di nuovo, gli indicatori servirebbero a dirci che c’è un problema ma non a risolverlo.

Prima della crisi dei mutui subprime, il Fmi ha montato una grande campagna sui “global imbalance” perché temevano che lo squilibrio di partite correnti tra Stati Uniti e Cina – il deficit commerciale da una parte, le grandi riserve dall’altra – avrebbe provocato una crisi globale nel momento in cui si fosse verificata una caduta vertiginosa del dollaro. Questo non è successo, anzi. Il surplus di riserve Cinesi reinvestite nel mercato ha probabilmente fatto sì che la crisi provocata dai prodotti derivati – che avevano ricevuto valutazioni positive dalle agenzie di rating – fosse minore di quanto avrebbe potuto essere.  Adesso i “global imbalance” tornano in auge.

In realtà i problemi sono tanti: quello fondamentale è la supervisione dei mercati finanziari, che riguarda anche il ruolo delle agenzie di rating. Poi ci sono la svalutazione competitiva della moneta, l’eccesso di indebitamento senza monitoraggio, le politiche fiscali troppo espansive. Sono queste le distorsioni (americane NdA) che poi provocano gli squilibri globali. L’importante è distinguere tra la causa e l’effetto.

G-20. Gli sforzi per raggiungere un consenso sugli indici per la misurazione degli squilibri economici.

Personalmente tradotto e tratto da The Hindu

PARIGI,20 Febbraio 2011.

Condividendo Opinioni: il ministro delle Finanze Pranab Mukherjee e il suo omologo cinese Liao Xiaojun in una riunione a Parigi, Sabato.

Condividendo Opinioni: il ministro delle Finanze Pranab Mukherjee e il suo omologo cinese Liao Xiaojun in una riunione a Parigi, Sabato.

Tra gli sforzi frenetici per raggiungere un accordo che fissi gli indicatori sugli squilibri economici globali, l’India, in occasione della riunione del G-20 di sabato, ha detto che non era affatto responsabile per la creazione di una volatilità dei mercati internazionali.

I ministri delle più grandi economie del mondo sono stati impegnati in colloqui per arrivare a un accordo su misura per gli squilibri economici globali, tra resistenza dura da Cina e India dicendo che non vogliono un accordo a ‘taglia unica’ per tutti.

“L’India non ha mai contribuito, e mai contribuirà, alla costruzione, o alla persistenza degli squilibri globali. Né tantomeno contribuisce alla volatilità nei mercati internazionali, compresi i mercati delle materie prime”, così si è espresso il Ministro delle Finanze Pranab Mukherjee alla riunione dei ministri delle finanze del G-20.

Il  G-20 dei paesi sviluppati ed in via di sviluppo, tra cui India, Cina, Russia, Brasile, Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia, aveva formato un gruppo di lavoro per decidere su tali indicatori.

Ci sono state proposte di indicatori quadro basati sul debito pubblico, sul risparmio privato, sui reali tassi effettivi di cambio e le riserve valutarie.

La Cina, rimanendo sulla propria posizione delle grandi riserve di valuta estera, pari a circa 3.000 miliardi dollari, e con un grande surplus delle partite correnti, è fieramente contraria a questi indicatori. Essa, invece, vuole prendere in considerazione ilsurplus commerciale.

L’India, da parte sua, ha suggerito che ulteriori sforzi da compiere per raggiungere un consenso sulle questioni controverse, dicendo che senza l’unanimità, “quella parte del comunicato può essere rinviata”.

Mr. Mukherjee ha detto ai giornalisti che ci sono degli sforzi per arrivare a un terreno comune.

In precedenza, nel suo discorso aveva detto che l’India era vulnerabile ai fattori stagionali e ai loro effetti sui prezzi dei prodotti alimentari. “Come risultato di capricci del tempo, l’India ha registrato un’elevata inflazione non sostenibile in materia di prodotti alimentari”, ha detto Mukherjee.

Il Ministro ha detto che i persistenti prezzi alti dei prodotti alimentari e delle materie prime a livello mondiale “non ci danno spazio per la lotta contro l’inflazione alimentare in India.”

L’attuale fase di crescita dell’India è stata più o meno equamente bilanciata tra consumi e investimenti da un lato, e tra la domanda interna e domanda estera, dall’altro. Tuttavia, l’India “ha la propria quota di preoccupazioni derivanti da materie prime elevati e prezzi delle attività e problemi economici di natura più strutturale che stanno alla base delle incertezze dell’economia globale”, ha detto il Ministro.

Alcune di queste incertezze derivano anche dalla aggressiva politica macro-economica rivolta verso la stessa crisi globale, ha detto.

Mr. Mukherjee ha detto che la ripresa globale è fragile e ci sono stati significativi rischi al ribasso delle tensioni presenti nella periferia dell’area dell’euro, diffondendosi in altre regioni.

Alla domanda se l’India sta seguendo gli Stati Uniti nella regolazione dei prezzi delle materie prime, in mezzo a un tale picco sul costo del cibo, il signor Mukherjee, ha dichiarato: “Noi non stiamo muovendo verso nessuno [in riferimento agli U.S.] Quello che ci interessa è che ci dovrebbe essere una crescita equilibrata”.

“Vogliamo garantire un flusso di [fondi] da paesi avanzati ai paesi in via di sviluppo per il rafforzamento delle infrastrutture nelle economie in via di sviluppo”, ha aggiunto.

Mr. Mukherjee ha detto che i rischi che ci sono stati sono dovuti a causa dei prezzi elevati delle materie prime, della volatilità dei tassi di cambio e dalla presenza di un’alto tasso di disoccupazione.

22 febbraio 2011 Posted by | Ascoltare, Azioni, Cultura, Notizie e politica, pensieri | , , , , | Lascia un commento

Introduzione alla tecnica di scrittura ed alla calligrafia cinese

La scrittura ha da sempre antropologicamente svolto la funzione di trasmissione della conoscenza verso il popolo e verso le nuove generazioni, ma le strutture grammaticali della scrittura si distinguono da luogo in luogo e, come affermava Edward Sapir, determinano una differente strutturazione cognitiva nelle culture di appartenenza.

Una prima grande distinzione scientifica delle scritture è situata fra le scritture di tipo nomotetico e di tipo ideografico, le prime sulla normazione della corretta espressione fonetica mentre le seconde si fondano sulla descrizione grafica delle cose e delle idee.

Mentre l’espressione fonetica si fonda sulla comprensione razionale e cognitiva dell’emisfero sinistro la scrittura pittografica si fonda sulla comprensione intuitiva e onirica dell’emisfero destro.

Dal punto di vista storico-geografico le lingue fonetiche dominanti e non dominanti, sono tutte appartenute a culture situate lungo un asse immaginario che, travalicando lo spazio e il tempo, parte da Babilonia per arrivare a Washington.

Mentre invece per il resto del mondo era la scrittura ideografica ad essere dominante, come ad esempio quella egizia, quella azteca, maya, incas, cinese, giapponese, ecc., per non parlare delle inscrizioni primitive interne alle cave che descrivevano chiaramente e a diretto colpo d’occhio le attività della vita quotidiana, fatta di scene di caccia e cose simili.

Anche il sanscrito, la lingua dell’India, seppur di solito la si indichi come capostipite delle lingue indoeuropee, possiede una strutturazione maggiormente grafica, dove il grafema cerca di essere esplicativo avvicinandosi appunto alla grafica dei simboli che comunque sono una parte importantissima e totalmente integrata nella vita quotidiana di un indiano medio.

Calligrafia cinese

Calligrafia cinese

Certo è che non sono un esperto linguista, nè un filologo ma penso che una tale correlazione la si può notare in qualche modo.

Fatto sta che comunque la scrittura degli ideogrammi si accosta fortemente a ciò che Carl Jung definiva come archetipi simbolici, come anche a ciò che Erich Fromm, autore de Il linguaggio dimenticato edito in Italia da Bompiani, cercava di definire come una forma di lingua arcaica appartenente al regno onirico dei simboli ma che, al contrario di quanto pensasse Artemidoro, definiva il sogno come tutt’altro rispetto ad un significato intellegibile in quanto, dice Fromm, il sogno va contestualizzato nel vissuto del momento e va interpretato come messaggio che l’anima omniveggente cerca di dare al corpo cosciente.

Ad ogni modo, come riuscirete a capire leggendo l’interessante articolo di Bonanomi, sicuramente la scrittura ideografica offre uno strumento migliore per la comprensione di quella complessità di cui tanto parlano in tanti, compresi gli scienziati.

Purtroppo di tutte le lingue ideografiche esistite in passato, l’unica che ancora rimane rimane ‘viva’ in tutti i sensi è la scrittura cinese e che, con la sua millenaria esperienza e il suo affinamento semplificativo lungo l’asse del tempo, può sicuramente offrire moltissimo all’umanità, ad iniziare dai limiti cognitivi che l’estremo razionalismo dell’idiosincratizzato emisfero sinistro porta nella vita quotidiana di noi occidentali.

Non mi resta che lasciarvi deliziare dalla capacità descrittiva dell’autore.

Buon divertimento!

Vincenzo Di Maio

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articolo di Fabrizio Bonanomi tratto da LA BUSSOLA D’ORO

La modalità di scrittura ideogrammatica Cinese prende il nome di calligrafia, ed è un’arte le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

I primi segni ierografici fatti risalire a circa 6000 anni fa, furono scoperti lungo il tratto mediano del Fiume Giallo nell’insediamento neolitico di Banpo, in prossimità di Xian. In realtà gli studiosi sono concordi nel collocare la prima strutturazione della scrittura, nel corso della dinastia Shang, XIV secolo a.C., quando appaiono le prime incisioni sui gusci di tartaruga e ossa piatte di altri animali (Jia gu wen).

Un recente articolo apparso su alcune riviste di archeologia specializzate e reso noto dall’Agenzia ANSA, con firma dalla Redazione, mette in luce alcuni aspetti legati alla scrittura Cinese ed in particolare alla sua datazione, nonché al legame con la radice della scrittura stessa.

Lo riporto in toto per completezza di informazione:

CINA – SCOPERTA SCRITTURA DI 8.600 ANNI FA
Segni incisi nel carapace di tartarughe risalenti ad 8.600 anni fa potrebbero essere la scrittura più vecchia del mondo, secondo gli archeologi che li hanno ritrovati, nella Cina occidentale.
Ne da’ notizia il servizio on line della B.b.c. sottolineando che questi simboli precedono di oltre 2.000 anni i più antichi esempi di scrittura finora conosciuti, provenienti dalla Mesopotamia.
In 24 tombe di età neolitica scoperte a Jiahu, nella provincia di Henan, gli archeologi hanno rinvenuto diversi gusci di tartaruga sepolti insieme a dei resti umani. Gli esami al radiocarbonio hanno datato il sito fra il 6600 e il 6200 a.C.. Nei gusci sono intagliati dei segni che sembrano avere affinità con i caratteri della scrittura usata migliaia di anni più tardi durante la dinastia Shang (1700-1100 avanti Cristo).
Gli studiosi della università della Scienza e tecnologia di Pechino, guidati dal professor Garman Harbotte del Brookhaven national laboratory di New York, hanno identificato 11 simboli diversi, fra i quali il carattere corrispondente al concetto di “occhio”.
Il professor David Keightley dell’università di Berkeley ha peraltro gettato acqua sul fuoco, invitando alla cautela soprattutto per quanto riguarda l’asserito legame con la molto più recente scrittura Shang. “C’e’ un salto di 5.000 anni – ha osservato – e una connessione sembra incredibile”. “Non possiamo chiamare scrittura questi segni finché non avremo altre prove”, ha concluso Keightley.
Accanto ai carapaci intagliati sono stati rinvenuti dei sassolini, il che ha fatto pensare che due gusci potessero contenerli, formando una sorta di “maracas”, il cui suono poteva accompagnare dei riti sciamanici.
In altre sepolture tornate alla luce nella stessa zona sono stati trovati, nel 1999, alcuni flauti ricavati da ossa umane che si ritiene siano i più antichi strumenti musicali del mondo.
Fonte:ANSAAutore:Redazione

Nell’arco dei millenni, l’evoluzione grafica, al passo con l’evoluzione umana, ha subito sostanziali modificazioni che, per completezza di informazione, riassumo brevemente:

Le Iscrizioni sui bronzi (jin wen), XI secolo a.C., le Tavolette di bambù (zhu jian) e le Tavolette di legno (mu du) che caddero in disuso nel III secolo d.C., la Seta e la carta, fecero da supporto e trasmisero nel tempo l’evoluzione stessa della scrittura.

La prima vera strutturazione linguistica inizia con la creazione dello Stile (forma) del Grande Sigillo (da zhuan), per mano dell’Imperatore Zhou Xuan Wang (827-781 a.C.) che tentò una sorta di prima classificazione dei caratteri.

Finita quella che venne chiamata l’Epoca degli Stati Combattenti ed ottenuta la riunificazione della Cina per mano dell’Imperatore Qin Wang (221 a.C.), egli intese proseguire l’opera, ordinando la ristrutturazione e riunificazione della scrittura.

Con l’eliminazione di omografi e riducendo il numero di tratti fino ad allora utilizzati per la costruzione dell’ideogramma, si arrivò a proporre lo Stile (forma) del Piccolo Sigillo (xiao zhuan), a tutt’oggi ancora in uso ad es. nei sigilli usati nella calligrafia ad indicare il proprio nome. (vedi figura)

Una sorta di modificazione sul campo, venne operata attraverso la formulazione dello Stile (forma) Amministrativo (li shu), questo stile segna il passaggio dai pittogrammi agli ideogrammi; da semplici raffigurazioni pittoriche si passa alla rappresentazione dell’idea in essa contenuta operando di fatto una sorta di astrazione della scrittura anche attraverso tratti più lineari e parchi.

La necessità di avere un mezzo di comunicazione più veloce, fa nascere di lì a poco, lo Stile (forma) Corsivo (cao shu) a volte tradotto con Stile delle Erbe, che prese notevolmente piede e si sviluppò soprattutto come mezzo di espressione poetica. Comunemente adottato da poeti, letterati e politici, è tutt’ora esempio di espressione calligrafica superiore.

Ma come sempre, oltre a scrivere versetti poetici in terzine, è importante poter annotare quotidianamente ed in modo sbrigativo la lista della spesa o un qualsiasi appunto, ed In epoca Han (III secolo d.C.), ecco nascere da questa esigenza lo Stile (forma) Corrente (xing shu).

Nello stesso periodo storico, come risultante da un lato di un certo fermento politico, dall’altro come necessità di più facile lettura dei tratti, nasce lo Stile (forma) Esemplare (kai shu): un nome un programma, è lo stile che tutt’ora viene insegnato nelle scuole di calligrafia.

Nel nostro secolo viene introdotto in Cina l’alfabeto mediante il quale si è potuto tradurre la “fonetica-modo di pronunciare un ideogramma”, in lettere romaniche.

Questa modalità chiamata Pinyin (Chinese alphabetic system), per esteso Hanyu Pinyin (letteralmente lingua traslitterata, vale a dire il modo di traslitterare i suoni del cinese mediante l’alfabeto occidentale) viene promulgata nel 1958, dal 1977 è considerata dai Cinesi United National Standard. Ottiene inoltre nel 1982 lo standard ISO (International Standard Organization).

Il sistema Pinyin si affianca al meno conosciuto sistema Wade-Giles, pubblicato per la prima volta nel 1859 da Thomas Francis Wade, che lo aveva a sua volta sviluppato sulla base di un metodo redatto da R. Morrison nel 1815. Ulteriormente modificato da Allen Gilles nel 1912, ed ora è la forma più diffusa fra gli anglosassoni.

Esistono altri metodi fonetici ritenuti secondari che riportiamo come nomenclatura:

  • Latinhua Sin Wenz (1929),
  • Gwayeu Romatzyh (chiamata National Romanization – 1928),
  • Juyin II (1986), Yale (U.S. Military language-teaching – 1948),
  • Chinese Post Office System.
    pioggia - carattere YU
    pioggia – carattere YU

In questo modo è possibile proporre nella nostra forma scritta il suono dell’ideogramma Cinese.

Formuliamo ora un esempio per comprendere il significato della traduzione fonetica: consideriamo li tratto  che approfondiremo poco più avanti, normalmente è tradotto con il nome pioggia, la pronuncia Cinese del termine pioggia si può riportare in forma alfabetica scritta in due modi : per il Pinyin è yu più vicino alla pronuncia latina, per Wade-Giles è più vicina alla pronuncia anglosassone.

Di seguito in tabella alcuni termini a confronto, sovente usati nei testi che trattano di Taoismo, a indicare la pronuncia scritta dello stesso ideogramma nei due sistemi.

PinYin Wade-Giles PinYin Wade-Giles

Dao

Tao

Lao Zi

Lao Tzu

Daoismo

Taoismo

Zhuang Zi

Chuang Tzu

Dao De Jing

Tao Te Ching

Sun Zi

Sun Tzu

Wu Wei

Wu Wei

Lie Zi

Lieh Tzu

Yi Jing

I Ching

Qi Gong

Ch’I Kung

Tai Ji Quan T’ai Chi Ch’uan    

Come in molte espressioni culturali cinesi ed estremo orientali, l’aspetto tecnico spesso funge da base solida per estrinsecazioni che vanno ben oltre la “perfetta esecuzione del carattere”.

La calligrafia infatti, appoggiandosi quindi sulla tecnica, ha lo scopo di trascendere il significato stesso del carattere o della frase ideogrammata, per esprimere il “qui ed ora” dell’autore in quel preciso momento pittorico, la si può definire un’espressione vicina alla poesia

8 tratti

8 tratti

Non ultimo è il compito di far comprendere al praticante il significato profondo della filosofia che ne regge i presupposti, che funge da impalcatura invisibile e ne consolida il palinsesto.

Il gesto viene eseguito con l’utilizzo di un pennello ed inchiostro di china (vedi nota 1) detto mo , tradizionalmente ricavato da una barretta  d’inchiostro nero, composta da fuliggine di carbone opportunamente trattato, mediante abrasione con apporto di acqua.

Il pennello è impugnato in modo da risultare perpendicolare alla superficie d’appoggio della carta di riso.

Preparare l’inchiostro, intingere il pennello, dipingere il versetto idiomatico, apporre a lato il proprio nome ed il proprio sigillo, sono passi necessari di un rituale ben preciso, momento importante per l’accesso al significato simbolico del gesto: la calligrafia.

I tratti fondamentali che si utilizzano per dipingere tutti i caratteri di questo singolare linguaggio sono fondamentalmente di otto tipi: punti, linee e righe attraverso i quali è possibile comporre i caratteri ed esprimere il tutto. (vedi figura)

L’utilizzo di 8 tratti non è una scelta casuale: nella progressione numerica Cinese infatti, arrivare ad 8 significa raggiungere lo stadio in cui ci si deve differenziare.

Per analogia si può affermare che, anche nel progettare la costruzione di base di una lingua ideogrammatica, in modo grafico-simbolico la scelta è ricaduta su 8 tratti fondamentali.

Qualitativamente dunque, 8 và letto come adempimento e compiutezza delle cose, anche dal punto di vista della loro rappresentazione grafica attraverso gli ideogrammi.

In alcuni trattati redatti da famosi maestri calligrafi, questi tratti fondamentali vengono estesi da 10 fino ad un numero di 32, mentre vengono ridotti a 6 per i neofiti che affrontano la scrittura ad ideogrammi.

Ma come si arriva alla comprensione della struttura di un ideogramma?

Abbiamo detto che esso rappresenta una figura più o meno complessa, comunicata in modo stilizzato.

Proprio per questo suo potere di sintesi, a volte l’immagine rappresentata non è immediatamente fruibile, spesso risultano essere, a prima vista, solo

pioggia - carattere YU

YU = pioggia

un insieme di linee apprezzabili più che altro dal punto di vista estetico (alcuni ideogrammi sono belli anche solo da osservare).

Dunque, possiamo semplicemente riconoscere un ideogramma associandolo ad un significato, traduzione letterale:

YU = pioggia, può essere un modo.

Oppure scomporlo dapprima nei suoi tratti distintivi primari e trovare, grazie al significato intrinseco di ciascuno di loro, il significato dell’insieme.

Ecco che il tratto si propone sotto una diversa luce:

Strutturazione carattere YU (pioggia)

Strutturazione carattere YU (pioggia)

Risulta evidente che la semplice traduzione di yu con pioggia, ne limita notevolmente il senso.

Il pittogramma esploso ed analizzato, rivela prima di tutto la situazione temporale che si vuole descrivere: sta piovendo ora! La scena è descritta nel dettaglio, acqua che scende, tempo coperto, pesantezza ed umidità.

Questo è il potere descrittivo intrinseco, racchiuso nell’immagine.

Ma vediamo la tecnica; come si scrive yu:

Tecnica di composizione calligrafica

Tecnica di composizione calligrafica

Come potete vedere l’ideogramma è costituito da 8 tratti; questo “numero di tratti costitutivi” viene utilizzato per un certo tipo di classificazione degli ideogrammi.

Composizione di YU

Composizione di YUideogrammi.

Un’altra caratteristica di questo tipo di scrittura, è la sequenza con cui il pittogramma viene costruito, il pennello segue una direzione ben precisa, vale a dire da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso.

I tratti sono proporzionati e sono distribuiti in modo da occupare con giustezza lo spazio a disposizione.

L’ideogramma, quindi la sintesi, descrive una situazione utilizzando 8 tratti, quante lettere o parole servono per descrivere lo stesso contesto in lingua italiana?

Dipende da quanto sappiamo essere sintetici, ma certamente utilizzeremo molto di più di 8 lettere.

Come tutti gli altri caratteri, anche yu-pioggia ha subito modificazioni sostanziali e di sintesi nel tempo, ecco come si presentava in alcune raffigurazioni antiche, Stile del Piccolo Sigillo.

modificazioni di sintesi del carattere YU

modificazioni di sintesi del carattere YU

L’esempio che abbiamo appena riportato ad illustrazione della tecnica pittografica, mostra in Stile Esemplare la calligrafia che, dal greco “kalligraphìa, da kàllos-bellezza e gràphein-scrivere”, significa bella scrittura, scrivere bene.

Ma ahimé, non proprio tutti scrivono bene, o in carattere stampato; se penso al mio modo di prendere velocemente appunti mi verrebbe da dire che la mia è una galligrafia, che non sta per scrittura dei Galli ma per scrittura a zampa di gallina, in verità spesso stento a riconoscerla io stesso.

Al di là delle battute, anche per la grafia ideogrammatica esiste una sorta di personalizzazione del carattere, la propria scrittura o Stile

Corrente; non ultima la grafia in corsivo, Stile Corsivo, che complica un po’ la vita ai traduttori.

tratto unico

tratto unico

Ed ancora, la calligrafia evoluta prevede la scrittura della frase eseguita in un sol gesto, senza staccare il pennello dal foglio.

E’ parte integrante del gesto pittorico, l’occupazione proporzionata dello spazio bianco attraverso tratti armonici, che lascino trasparire stato d’animo ed emozione del calligrafo.

shiki - sishi
‘shi ki’ in giapponese – ‘si shi’ in cinese

(vedi figura. shiki – quattro stagioni, calligrafia giapponese, per i cinesi si pronuncia si shi )
Come abbiamo visto, questa particolare tecnica prende il nome di Stile delle Erbe o Stile Corsivo.

Non entro in merito alla complessa classificazione degli ideogrammi, alla loro identificazione fonetica e quant’altro; non è lo scopo di questo testo.

E’ comunque doveroso ricordare l’importante Tabella dei Radicali che, con i suoi 214 caratteri fondamentali, mostra la radice di tutti i caratteri complessi successivi.

E’ su questi 214 radicali che si strutturano i circa 45.000 caratteri conosciuti.

Un esempio: il consueto carattere yu (pioggia) corrisponde al radicale (Rad.) 173.

Con il supporto di questo carattere si possono costruire altri nomi od aggettivi, altri ideogrammi più complessi.
Due esempi (correlati al radicale yu – pioggia) sono: xué-neve e léi-tuono.

xué-neve

xué-neve

léi-tuono

léi-tuono

Come vengono identificati e costruiti?
Di seguito la Tabella finale di scrittura ed identificazione.

tabella di costruzione del carattere

Tabella finale di scrittura ed identificazione

Fabrizio Bonanomi, operatore shiatsu e studioso di Medicina Cinese Classica; Direttore didattico dell’Istituto TAI, Istituto Superiore di Medicina Cinese Classica applicata allo Shiatsu; ha frequentato corsi di formazione ed approfondimento ed è socio dell’Associazione Medica per lo Studio dell’Agopuntura di Roma, ha frequentato e frequenta i corsi di formazione ed aggiornamento di MTC classica dell’istituto Ricci di Parigi.
Autore del libro “I Numeri e l’Ordine Naturale delle Cose” Ed. Macunix, è coautore del libro “Medicina tradizionale Cinese per lo Shiatsu ed il Tuina” CEA Edizioni. E’ membro dell’Istituto Culturale della Federazione Italiana Shiatsu (F.I.S.). E’ direttore della rivista Shiatsu News della Federazione Italiana Shiatsu (F.I.S.). E’ direttore responsabile del giornale in Rete http://www.shiatsunews.com

NOTE 

1 In realtà il termine “Inchiostro di china” è prettamente occidentale, per i cinesi l’inchiostro mo è solo l’inchiostro. Il termine di china, entrato nel gergo occidentale, è il tentativo di copiare questo particolare prodotto ideale per la scrittura a pennello, per poterlo utilizzare con penne a serbatoio, le penne stilografiche o a sfera ad esempio.

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21 febbraio 2011 Posted by | Arte, Ascoltare, Cultura, Guardare, Hobby, Progetti, Scienza | , , , , , , | Lascia un commento

LIEZI: TIANRUI – I PRODIGI CELESTI

C’è una famosa e antica storia nella tradizione della Grande Cina, dove uno studente sente che il saggio Liezi può cavalcare il vento.

Lo studente è impaziente di imparare e va a cercare Liezi trovandolo su una montagna.
Lui appena lo vede gli corre incontro ma Liezi lo respinge, dicendogli che lui ha impiegato moltissimi anni ad imparare assiduamente con grande zelo dai suoi maestri prima di riuscire a rilassarsi e, perdendo la sua consapevolezza sulle distinzioni dell’uomo ordinario, riesce a fluire con il vento, senza mai sapere se lui stesse cavalcando il vento o se il vento stesse cavalcando lui.
Infatti questo non è qualcosa che può essere imparato velocemente. (Tratto da SilkQin)

La frase “Liezi Yu Feng” (in cinese sempl. 列子于风) viene originariamente trovata nel libro di Zhuangzi, il quale brevemente parla di Liezi che viaggia cavalcando il vento.

Il volo di Liezi - The Liezi fly

Il volo di Liezi - The Liezi fly

Liezi è un Santo Taoista a cui si attribuisce la scrittura di uno dei tre più importanti pilastri del Taoismo Cinese: Il Liezi.

Questo scritto si compone di ben otto capitoli di cui alcuni sinologi ne distinguono una parte proveniente da un Liezi ancora giovane e di un’altra parte relativa al Liezi più maturo.

Il Liezi viene menzionato per la prima volta soltanto nel I°sec. a.C. durante la dinastia Han, che si distinse particolarmente per la valorizzazione della tradizione Confuciana e Taoista in particolare.

Ma per ritrovarlo storicamente confermato in qualità di testo fondamentale bisogna aspettare l’anno 1007 in cui l’imperatore Xuanzong della dinastia Tang lo eleva a classico della dottrina Taoista, conformando così un trittico insieme al Zhuangzi e al Daodejing di Laozi.

Il Liezi venne onorificamente intitolato Chong Xu Zhen Jing, ovvero “Il Classico del Vuoto abissale e della Potenza suprema”.
A quel tempo esso venne largamente considerato l’opera maggiore del Taoismo mediante le più pratiche osservazioni rivolte verso la purificazione della mente, in quanto frapposto alla scrittura del Daodejing e della poetica narrativa del Zhuangzi.

Liezi

Liezi

Come afferma la IEP, il Liezi continua la linea di pensiero di altri testi Taoisti, ovvero del Xiao Yao You e del Qiu Shui, dal quale esso prende il tema dei confini della trascendenza, dello spirito del percorso della vita, della coltivazione dell’equanimità e dell’accettazione delle vicissitudini della vita, sviluppando straordinari livelli di capacità appartenenti all’Uomo Superiore, quale primo gradino della ‘Santità Taoista’.

Mentre il Liezi non articola ambiguamente la logica delle condizioni che definiscono la trascendenza dei vari livelli di elevazione spirituale verso Shang Di (Dio Supremo), in una necessaria asimmetrica relazione di dipendenza tra il mondo intero e la sua origine, ci sono ancora le tracce di una intrigante trascendenza legata ad una personale investigazione e sperimentazione dell’essenza divina.

Il brano tratto dal Liezi sotto riportato è una trascrizione dell’opera di Alfredo Cadonna, curatore e traduttore dell’opera in italiano.

Non mi resta che lasciarvi deliziare dalla profondità di questo testo che sicuramente potrà arricchire la nostra percezione della realtà più sottile.

Buona lettura!

Vincenzo Di Maio

Liezi - Lieh Tzu

Liezi - Lieh Tzu

Testo descrittivo del retro di copertina all’edizione Einaudi del 2008:

L I E Z I
La scritura reale del Vuoto abissale e della Potenza suprema.

«Fa si che vi sia nascita ma non nasce; fa si che vi sia trasformazione ma non si trasforma. Ciò che non nasce è capace di far nascere ciò che nasce; ciò che non si trasforma è capace di far trasformare ciò che si trasforma». Liezi

II Liezi non è solo uno dei testi fondamentali per lo studio del pensiero della Cina antica ma anche, insieme al Laozi e al Zhuangzi, una delle tre scritture in cui la tradizione Taoista continua a vedere sintetizzati i propri principi dottrinali e le loro rispettive applicazioni.

Questa traduzione integrale con testo cinese a fronte intende far apprezzare al lettore il valore di un’opera il cui contenuto, innegabilmente eterogeneo, si rivela una fonte ricchissima per lo studio di specifiche tradizioni mitologiche cinesi e anche di scuole di pensiero diverse da quella Taoista.

L’introduzione del curatore vuole invece guidare il lettore all’identificazione dei principali nuclei dottrinali che costituiscono il cuore Taoista del Liezi, come la dottrina del Dao e la dottrina cosmologica dell’unità, la prospettiva che vede il pieno compimento della realizzazione spirituale in una ridiscesa nel «mondo ordinario».

Sommario:
– Introduzione di Alfredo Cadonna.
– Liezi. La scrittura reale del vuoto abissale e della potenza suprema.
1. Tianrui (I prodigi celesti).
2. Huangdi (L’Imperatore Giallo).
3. Zhou Mu wang (II Re Mu di Zhou).
4. Zhongni (Confucio).
5. Tang wen (Le domande di Tang).
6. Li ming (Sforzo e Destino).
7. Yang Zhu.
8. Shuo fu (Spiegazione delle concordanze).

Il maestro che dà il nome all’opera, Lie Yukou (abbreviato in Liezi), sarebbe vissuto nel IV secolo a.C.
Tuttavia, questa raccolta di dialoghi, aneddoti e brevi trattazioni dottrinali è menzionata per la prima volta soltanto nel 14 a.C.: il primo commentario pervenutoci, quello di Zhang Zhan, risale al IV secolo d.C. Intorno alla metà dell’VIII secolo, e per editto imperiale l’opera sarà innalzata al rango di classico taoista e a partire dal 1007, nota con il titolo di “La scrittura reale del vuoto abissale e della potenza suprema”.

Alfredo Cadonna è docente di Storia della Filosofia e delle Religioni della Cina all’Università “Cà Foscari” di Venezia.
Ha anche insegnato Filologia Cinese all’Università “L’Orientale” di Napoli

I Prodigi Celesti – Cap. 1.3

Il Maestro Liezi disse:
“Il Cielo ella Terra non portano a compimento ogni cosa, il saggio non è in grado di realizzare ogni cosa, i Diecimila Esseri non possono essere utilizzati per ogni scopo.
Ecco perché compito del Cielo  è quello di dare la vita e ricoprire, compito della Terra quello di dare la forma e sostenere, compito del saggio quello di insegnare e trasformare, compito di ciascun essere quello di operare secondo la funzione che gli compete.
Di conseguenza può capitare di riscontrare difetto nel Cielo e pienezza nella Terra, limitazione nel saggio e acutezza negli esseri ordinari.
Com’è possibile?
Ciò che dà la vita e ricopre non è in grado di dare la forma e sostenere; ciò che dà la forma e sostiene non è in grado di insegnare e trasformare; chi insegna e trasforma non è in grado di impedire che gli esseri operino secondo la funzione che loro compete; gli esseri che operano secondo la funzione che loro compete non sono in grado di abbandonare il proprio specifico stato.
Ciò comporta parimenti che il Dao del Cielo e quello della Terra debbano essere o Yin o Yang, che l’insegnamento del saggio debba essere improntato o all’umanità o alla giustizia, che ciò che compete ai Diecimila Esseri debba essere caratterizzato o dalla flessibilità o dalla durezza.
Tutti questi si attengono alla funzione che loro compete e non sono in grado di abbandonare il proprio stato.
Se dunque c’è nascita è perché c’è qualcosa che fa nascere ciò che nasce; se c’è forma è perché c’è qualcosa che dà forma a ciò che ha forma; se c’è suono è perché c’è qualcosa che dà suono a ciò che ha suono; se c’è colore è perché c’è qualcosa che dà colore a ciò che ha colore; se c’è sapore è perché c’è qualcosa che dà sapore a ciò che ha sapore.
Il nato a cui è stata data nascita muore, ma quello che fa nascere ciò che nasce non cessa mai di essere.
La forma a cui è stata forma appare, ma quello che dà forma a ciò che ha forma non ha mai avuto apparenza.
Il suono a cui è stato dato suono può essere udito, ma quello che da suono a ciò che ha suono non è stato mai emesso.
Il colore a cui è stato dato colore è visibile, ma quello che dà colore a ciò che ha colore non si è mai mostrato.
Il sapore cui è stato dato sapore è gustato, ma quello che dà sapore al sapore non è mai stato assaporato.
Tutto questo compete al Non-Agire.
Esso è capace di rendere Yin o rendere Yang, rendere flessibile o rendere rigido, rendere corto o rendere lungo, rendere rotondo o rendere quadrato, di dare la vita o dare la morte, di rendere caldo o rendere freddo, di rendere leggero o rendere pesante, di far risuonare come la nota ‘gong’ o far risuonare come la nota ‘slang’, di far comparire o scomparire, di rendere nero o rendere giallo, di rendere dolce o rendere amaro, di rendere fetido o rendere profumato.
Non gli si può attribuire conoscenza, non gli si può attribuire capacità; e tuttavia nulla vi è che non conosca, nulla vi è che non sia capace di fare.”


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Versione in lingua originale mutuata da Chinese Text Project

13 天瑞: 杞國有人,憂天地崩墜,身亡所寄,廢寢食者。 

又有憂彼之所憂者,因往曉之,曰:“天,積氣耳,亡處 亡氣。若屈伸呼吸,終日在天中行止,奈何憂崩墜乎?”

其人曰:“天果積氣,日月星宿不當墜邪?”

曉之者曰:“日月星宿,亦積氣中之有光耀者,只使墜,亦不 能有所中傷。”

其人曰:“奈地壞何?”曉者曰:“地積塊耳,充塞四虛,亡處亡塊。若躇步跐蹈,終日在地上行止,奈何憂其壞?”

其人舍然大喜,曉之者亦舍然 大喜。長廬子聞而笑曰:“虹蜺也,云霧也,風雨也,四時也,此積氣之成乎天者也。 山岳也,河海也;金石也,火木也,此積形之成乎地者也。知積氣也,知積塊 也,奚謂不壞?夫天地,空中之一細物,有中之最巨者。難終難窮,此固然矣;難測難識,此固然矣。憂其壞者,誠為大遠;言其不壞者,亦為未是。天地不得不 壞,則會歸于壞。遇其壞時,奚為不憂哉?”

子列子聞而笑曰:“言天地壞者亦謬,言天地不壞者亦謬。壞與不壞,吾所不能知也。雖然,彼一也,此一也。故生不 知死,死不知生;來不知去,去不知來。壞與不壞,吾何容心哉?”

19 febbraio 2011 Posted by | Aforismi, Arte, Ascoltare, Azioni, Cultura, Guardare, Musica, Notizie e politica, pensieri | , , , , , , , , | Lascia un commento

Capodanno cinese – 2011 – Anno del Coniglio Bianco

Il Festival di Primavera (cinese sempl. 春节; cinese trad. 春節; pinyin Chūnjié) o capodanno lunare (in cinese semplificato 农历新年; in cinese tradizionale 農曆新年; in pinyin Nónglì xīnnián), generalmente noto come capodanno cinese, è una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali cinesi, e celebra per l’appunto l’inizio del nuovo anno secondo il calendario cinese.

Dragone

Dragone Chūnjié - Festival di Primavera

Oltre che, ovviamente, in Cina, la festività viene celebrata in molti paesi dell’Estremo Oriente, in particolare Korea, Mongolia, Nepal, Bhutan, Vietnam e Giappone (in cui è stata una festività ufficiale fino al 1873) ed anche nelle innumerevoli comunità cinesi sparse in tutto il mondo.

Essendo quello tradizionale cinese un calendario lunisolare, i mesi iniziano in concomitanza con ogni novilunio; di conseguenza la data d’inizio del primo mese, e dunque del capodanno, può variare di circa 29 giorni, venendo a coincidere con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno, evento che può avvenire fra il 21 gennaio ed il 19 febbraio del calendario gregoriano.

A partire da questa data, le festività durano per quindici giorni, concludendosi con la tradizionale festa delle lanterne (in cinese semplificato 元宵节; in cinese tradizionale 元宵節; in pinyin yuánxiāojié).

Il 2 febbraio sono iniziati i festeggiamenti per il capodanno cinese e per questa occasione ci sono stati eventi festosi in tutto il mondo.

Nell’ambito dell’Anno culturale della Cina in Italia quest’anno è fortunatamente accaduto anche nel nostro paese in città come Napoli, Roma, Firenze, Milano ed altre, un’organizzazione locale avvenuta grazie al supporto dell’Ambasciata Cinese in Italia collocata nella città di Roma, la stessa ambasciata che utilizziamo per un visto d’ingresso in Cina, sia esso turistico, studentesco oppure di business.

Siamo quindi nell’anno del Coniglio, il quarto dei 12 animali che, secondo la tradizione, si presentarono al cospetto di Buddha, essi si collocano rispettivamente così nella giusta sequenza: Topo, Bufalo, Tigre, Coniglio, Dragone, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Maiale.

festa delle lanterne

Festa delle lanterne

Segno che quest’anno si caratterizza per l’elemento metallo, nella cultura cinese il Coniglio è aggraziato, educato, colto, talentuoso e ambizioso.

L’astrologia  tradizionale cinese vuole che i nati sotto questo segno siano di conseguenza quieti, acuti osservatori, riservati, meditabondi e fortunati negli affari. Il Coniglio è anche associato alla gioventù e al romanticismo.

Quindi quest’anno, nella notte tra il 2 e il 3 Febbraio 2011, è entrato in vigore l’Anno del Coniglio che in questa occasione prende una particolare connotazione mediante l’elemento metallo e il suo colore bianco.

Ogni anno si denota con delle particolari connotazioni dovute all’elemento dominante e all’animale dominante.

L’Anno del Coniglio di quest’anno è dominato dall’elemento metallo che svolge la funzione di esaltare le connotazioni proprie del Coniglio portandole all’estremo sia per quanto riguarda gli aspetti positivi e sia per quanto concerne gli aspetti negativi.

Quindi le prossime dodici lune verranno influenzate e guidate dalle qualità di questo animale che viene solitamente evidenziato come portatore di fortuna e buon auspicio.

L’astrologia tradizionale cinese, che a differenza nostra non distingue l’astronomia dall’astrologia, considera i nati nell’Anno del Coniglio ideali per affermarsi come diplomatici e politici. Questo significa che le relazioni pacifiche verranno seriamente prese in considerazione da ognuno di noi.

Nella cultura cinese, il Coniglio è aggraziato, colto, ben educato, di talento e ambizioso. Essi sono virtuosi, riservati e hanno un gusto eccezionale. Quindi il Coniglio ci aiuterà a curare i nostri talenti e a mettere in primo piano le nostre virtù, per noi stessi e la società intera.

Anno del Coniglio

Anno del Coniglio

I Conigli sono ammirati, degni di fiducia e sono spesso finanziariamente fortunati. Così quest’anno la fortuna si respirerà nell’aria e il meglio di ognuno di noi verrà esaltato dalle situazioni che via via andranno a costituirsi.

Sebbene i Conigli vanno d’accordo con molte persone, essi sono considerati essere, di base, creature riservate e sono le sole veramente felici quando ricevono meriti in qualche attività scolastica o intellettuale. Stiamo parlando di una risevatezza che ci porta maggiormente verso il raccoglimento di noi stessi e dei nostri cari.

I Conigli sono considerati anche troppo sensibili per il mondo attorno a loro; essi non sono in grado di prosperare in ambienti competitivi e aggressivi e sono ansiosi quando altri li forzano a rischiare. La sensibilità sarà così all’ordine del giorno esaltata e le attività competitive e aggressive porteranno molta ansia in genere.

Il loro mondo interiore è considerato troppo delicato per situazioni sconvolgenti e imprevedibili e tendono a creare una pacifica e confortevole atmosfera istintivamente. Così sarà, quindi, un anno accomodante e che tenderà verso il metterci e al mettere gli altri al proprio agio.

Secondo la tradizionale astrologia cinese, questa caratteristica li rende ospitali e persone attente, a cui interessa di quelli attorno a loro. Quindi il Coniglio ci renderà pertanto attenti agli altri, portandoci ad interessarci di coloro i quali ci circondano.

Coniglio fortunato - Lucky rabbit

Coniglio fortunato - Lucky rabbit

Timidi e attraenti, i Conigli dello Zodiaco cinese tendono ad agire più come coniglietti, che a loro piaccia o meno! Molta fifa e tanta casa!

Il segno è estremamente popolare e ha una larga sfera di amicizie, pertanto l’allargamento della classica sfera di amicizie sarà auspicata e invitata dal nostro Bianconiglio.

La sua natura compassionevole lo porta ad essere molto protettivo verso coloro che ritengono cari, ma la loro sentimentalità può portarli ad idealizzare i rapporti. Quindi attenzione a non lasciarsi trasportare troppo dai sogni e il mettere i piedi a terra anche nei più grandi sogni ci permetterà di non perdere il contatto con la realtà senza farci perdere di vista il sogno.

Il dolce, sensibile Coniglio spesso finisce con il dare più di se stesso al partner di quanto sia realistico e salutare, pertanto bisogna cercare di moderare gli affetti contestualizzando da situazione a situazione il giusto grado di affezione.

La buona notizia è che, quando il segno perde l’equilibrio sentimentale, il gruppo di amici e la sua stabile vita familiare lo aiutano a ridargli serenità.

Il Coniglio è un segno abbastanza delicato che ha bisogno di una solida base per prosperare, e proprio per questo è importante tenere ben saldi i piedi a terra guardando alla realtà, in quanto la costruzione di una solida base abbisogna di una visione chiara e graduale.

In mancanza di una famiglia e di un gruppo di amici vicino alle sue esigenze e che lo supporta, il Coniglio potrebbe esplodere in un pianto a dirotto al primo segno di conflitto. Quindi attenzione!

Gli sconvolgimenti emozionali nella vita di questo segno può persino condurre a malattia fisica, perciò essi tentano sempre di evitare la battaglia.

Buddhist Monk - Monao Buddhista

Buddhist Monk - Monaco Buddhista

I Conigli possono cadere anche in depressione e potrebbero sembrare bloccati in vita, spesso per mascherare la loro natura insicura. Da questo punto di vista, quindi, sembra che anche se le emozioni positive saranno grandi quelle negative possono addirittura peggiorare la nostra salute mentale. Pertanto attenzione alla congruenza con la realtà.

Essi tendono a muoversi attraverso le lezioni di vita completamente soli, con un movimento contemplativo; è uno spreco di tempo diventare matti davanti al sembrare disinteressato di questo segno di fronte ai suoi problemi. Quindi sarà facile anche che si presenti la tendenza a glissare verso i problemi mentre invece andrebbero affrontati passo dopo passo un pezzetto alla volta e con molta pazienza.

Con il giusto compagno il Coniglio può instaurare un incredibilmente forte e protettivo legame con il proprio partner. Pertanto l’amore vero sarà uno dei tanti doni che il Coniglio ci porterà a sentire e a costruire quest’anno.

Il Coniglio ama restare a casa ed essere sempre sicuri che la loro casa è confortante e ammobiliata con gusto. Ciò è che i Conigli necessitano di più è un più forte senso di autostima e la sicurezza che con esso arriva. Valorizzare noi stessi, amando prima noi stessi, sarà così il volano con cui potremmo concedere amore e sicurezza ai nostri cari e alla nostra amata.

La natura perspicace del Coniglio, accoppiata con un po’ di determinazione, aiuterà queste felici creature ad andare lontano. E quindi, la determinazione sarà il motore vero e più importante di questo segno fortunato.

Il Coniglio medio enfatizza l’importanza dei piccoli dettagli, pone attenzione a tutto, dai colori, design e mobilia al cibo e alla conversazione. E solo quando essi sono sicuri che tutto è stato disposto come desiderato, questo segno si rilassa e comincia a divertirsi, portandoci così ad educarci verso la cura dei nostri doveri prima e dei nostri diritti dopo.

I bambini nati nell’anno del Coniglio spesso conducono uno stile di vita conservatore, dove uno dei più importanti punti è la sicurezza. Questa qualità ha delle conseguenze negative: optando per la sicurezza oltre il rischio, essi possono mancare buone opportunità. Quindi il problema tipico di quest’anno sarà di scegliere tra la sicurezza ed opportunità che possono anche rivelarsi apparentemente positive.

Queste persone non sono frivole o irresponsabili, quando essi veramente credano in qualcosa, sono serie, perseveranti e capaci. Pertanto la determinazione e la costanza degli influssi del Coniglio lungo il corso di quest’anno ci porterà buoni frutti.

Calmi come sono, non è facile provocare un Coniglio. Sono sentimentali e compassionevoli. Possono essere mosse nei rapporti da problemi personali che condividi con loro. Pertanto una parola che sicuramente connoterà quest’anno sarà non soltanto la Calma ma anche la Pazienza.

Per il superamento dell’anno si consiglia di bere molta acqua, riposare bene, fare un pò di moto e magari una sana ginnastica taoista come il Qigong e altre forme di meditazione come le tecniche yoga, il vipassana e lo zen.

Il buon Coniglio per stare bene medita e respira profondamente come un gatto sornione.

Buon Anno!

Vincenzo Di Maio

 

 

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VOGLIA DI CHUNJIE – La Festa di Primavera: il Capodanno Lunare Cinese

È alquanto complicato per un occidentale afferrare il pieno significato del Capodanno cinese. In passato esso era, al tempo stesso, momento di riunione e rinnovamento dello spirito. Il Capodanno cinese è seguito dall’inizio della Primavera e pertanto è un momento di rinnovata fertilità della terra, un evento meraviglioso per ogni cinese del passato. Chiamato anche Festa di Primavera, il Capodanno contrassegnava una svolta decisiva per gli affari: dovevano essere pagati tutti i debiti e si poteva sperare in una vita migliore e in un maggiore successo nell’anno nuovo.

Il Capodanno era ed è ancora la festa più largamente celebrata in tutta la Cina, e il nome con il quale è conosciuta è cambiato parecchie volte nel corso della storia.

È stato chiamato Tempo dell’Inizio (Yuanchen), Primo Giorno (Yuanri), Primo Giorno del Primo Mese (Yuanshuo), Inizio della Prima Luna (Yuanzheng), Primo Mattino dell’Anno (Yuandan). Ora che il calendario gregoriano è stato ufficialmente adottato, il primo di gennaio è il Capodanno ufficiale, e il Capodanno cinese è stato ribattezzato come Festa di Primavera (Chunjie).

Una radicale pulizia della casa veniva intrapresa il 20° giorno del “bitter month”, come veniva chiamato l’ultimo mese nelle case di tutta la Cina. Naturalmente, i pavimenti venivano spazzati regolarmente in ogni famiglia, ma in quel giorno i pesanti guardaroba venivano spostati dai muri e la polvere che si era accumulata dietro veniva spazzata via. «Fai attenzione quando spazzi, figlia mia», ammoniva l’anziana donna, «se tu lasciassi un granello di polvere esso potrebbe volare nei tuoi occhi e accecarti». Sembra addirittura che in alcuni luoghi si spazzasse solamente dall’esterno verso l’interno, per paura che la ricchezza della famiglia potesse essere spazzata via dalla casa. I benestanti facevano riverniciare i cancelli, imbiancare i muri esterni e rivestire di nuova carta le finestre, mentre la gente povera lavava e riparava come meglio poteva. Tutto questo esprimeva il desiderio universale di affrettare la partenza dell’anno uscente con tutte le sue sfortune. Ancora oggi è rimasta l’abitudine di fare una pulizia completa della casa l’ultimo giorno dell’anno o poco prima.

Durante il periodo di tempo antecedente il Capodanno, conosciuto come il “Piccolo Capodanno”, nei principali quartieri commerciali della città venivano erette delle tettoie di stuoia dove erano venduti i quadri del Capodanno. La folla riempiva le strade: la gente si raccoglieva per vedere e comprare i fiori coltivati in serra in esposizione nelle bancarelle assieme a rami di abete per tenere lontano gli spiriti maligni. Poiché tutti i negozi avrebbero presto chiuso per parecchi giorni, chiunque aveva i mezzi era in giro a comprare regali per amici e parenti, essendo il Capodanno la principale occasione per scambiarsi regali. Il tipo di regali dati era in generale dettato dalle convenzioni. I ricchi regalavano sete o gioielli ai membri della famiglia, tè di buona qualità, fiori freschi, frutti rari o altre squisitezze ad amici o parenti lontani. Questi cibi avevano un valore sia pratico che simbolico: essi significavano che il donatore non mancava delle necessità della vita e che desiderava condividere la sua abbondanza. Erano comunque ugualmente apprezzati pollame vivo e cibi preparati.

Quasi tutti i negozi e le ditte rimanevano chiusi dal Capodanno fino anche al sedicisimo giorno. E acquistare una qualsiasi cosa, eccetto dolci, arachidi e altri piccoli articoli, durante il periodo iniziale dell’anno, era considerato di cattivo auspicio.

Nella vecchia Cina la Festa di Primavera, la Festa delle Barche Drago e la Festa di Mezz’Autunno, erano le tre occasioni principali per condurre nuovi affari, grandi o piccoli, e per chiudere i conti. Nei periodi intercorrenti tra una festività e l’altra venivano condotte molte transazioni commerciali a credito, non solo con gente relativamente povera ma anche con famiglie benestanti, riguardanti perfino generi ordinari quali olio, sale, combustibile e cibi. I debitori che non erano in grado di pagare per quel periodo spesso si nascondevano dai loro creditori fino al Capodanno. In questo modo il loro pagamento poteva, se tutto andava bene, essere differito fino alla Festa delle Barche Drago (5° giorno del 5° mese lunare). Proprio per questa ragione i creditori e i loro agenti cercavano spasmodicamente i loro debitori il giorno della vigilia – ultima possibilità per regolare i conti. Talvolta essi correvano di qua e di là con la lanterna in mano, alla caccia dei debitori, fino al sorgere del sole il mattino del giorno di Capodanno. Ma secondo le convenzioni, in quel momento non si poteva più richiedere il pagamento di un debito anche se un’altra convenzione diceva che una lanterna in mano significava che era ancora la sera del giorno precedente e che quindi era ancora accettabile inseguire un debitore. Certe zone delle città divennero luoghi di rifugio per debitori.

Con l’avvicinarsi nel Nuovo Anno alcune compagnie teatrali recitavano senza compenso in onore del Dio della Città. Durante queste rappresentazioni, anche se a un creditore accadeva di imbattersi nei suoi debitori, gli era assolutamente proibito esigere il pagamento.

Quando il trambusto dei preparativi era finito, venivano appese all’entrata (una per parte) lunghe strisce di carta rossa. Questi distici esprimevano auguri di buona fortuna. All’entrata di un negozio si poteva leggere “Successo in tutte le imprese” o “Grandi ricchezze”, a quella di una locanda “Possano i clienti essere numerosi come le nuvole”, mentre quelli dei contadini auspicavano un raccolto copioso. I distici appesi nelle abitazioni parlavano invece di ricchezza, lunga vita, molti figli, carriera di successo, e vi si poteva leggere “Possano tutti i tuoi desideri essere esauditi” o “Diecimila generazioni”. Esporre tali distici è un antica usanza che risale al tempo nel quale essi venivano scritti su tavole di legno di pesco. Al tempo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Stati (907-960), l’imperatore Meng Chang dello Stato dei Shu posteriori aveva distici scritti con la propria calligrafia appesi ai cancelli del palazzo. Più tardi, con lo sviluppo della fabbricazione della carta, queste tavole di legno di pesco furono sostituite dalla carta rossa. Durante la dinastia dei Song (960-1279) i poeti di corte iniziarono a scrivere poesie esprimenti la loro venerazione per l’imperatore che venivano poi incollate sulle mura del palazzo. Ma versi in onore del Nuovo Anno non apparvero fino alla dinastia Ming (1368-1644); fino a quando, cioè, il primo imperatore Ming Hongwu proclamando Nanjing (Nanchino) capitale, dette ordine di appendere versi dedicati alla primavera alla porta di ogni casa così da creare un’atmosfera pacifica. L’imperatore scrisse di persona i primi versi e li dedicò a un importante funzionario di nome Tao An. Inizialmente questi versi venivano scritti solo da funzionari, ma in seguito l’usanza si diffuse anche tra la gente comune. I loro temi, comunque, erano limitati alle congratulazioni, agli elogi alla primavera e all’osservanza della moralità feudale.

In occasione del Capodanno si preparava in anticipo cibo sufficiente per durare giorni e per soddisfare sia uomini che dei, questo perché nessun coltello o altro oggetto affilato poteva essere usato nei primi giorni del Nuovo Anno per timore che la buona fortuna venisse troncata. Inoltre ciò permetteva alle donne della famiglia diversi giorni di relativa tranquillità per godersi le feste. Nella Cina meridionale i piatti più tipici erano il niangao, un budino dolce di riso glutinoso cotto a vapore, e i zongzi, un’altra delicatezza popolare, mentre nel Nord, si preferifano pane di grano cotto a vapore (mantou) e ravioli. Generalmente in una casa cinese non si mangiava molta carne, ma era una casa veramente povera quella in cui non si poteva sentire il suono della carne che veniva tagliata per riempire i ravioli. Se la famiglia aveva i mezzi, generalmente aggiungeva, al ripieno di alcuni ravioli, canditi, monete di rame, arachidi, datteri o castagne, le famiglie ricche perfino oro, argento e pietre preziose. Ovviamente ottenere uno di questi ravioli era considerato di buon auspicio. Le monete di rame significavano che non sarebbero mai mancati soldi, le arachidi simboleggiavano lunga vita, i datteri e le castagne presagivano l’arrivo imminente di un figlio (questo perché nella lingua cinese le parole “dattero” e “presto” e “castagna” e “arrivo di un bambino” sono omofone). La grandissima quantità di cibo preparata per quest’occasione aveva il significato di simbolizzare abbondanza e ricchezza per la famiglia.

Come già detto, il Capodanno Lunare, chiamato dal 1911 Festa di Primavera, è ancora la festa più importante in Cina. Nelle città sono riconosciuti ufficialmente come festivi tre giorni (dal 1° al 3° giorno del 1° mese) e in campagna considerevolmente di più, a seconda di quanto richiede il lavoro locale. In tutta la Cina è il momento delle riunioni familiari, delle visite agli amici, del riposo dal duro lavoro del resto dell’anno, e di ogni sorta di intrattenimento. Il desiderio di felicità e prosperità che nel passato spesso trovava espressione in usanze superstiziose in alcuni casi può ancora essere osservato oggi. Le vecchie superstizioni, tuttavia, si considerano sempre più retaggio del passato. La maggior parte delle persone non considera più che il raggiungimento della felicità dipenda da fattori spirituali.

Il cambiamento dei tempi può essere osservato proprio nelle raffigurazioni del Capodanno, tradizionalmente popolari soprattutto in campagna. In passato, gli artisti, spesso famiglie di contadini o perfino interi villaggi, si impegnavano nella produzione di queste raffigurazioni durante i mesi invernali, quando, cioè, nei campi non c’era molto lavoro vendendoli poi al mercato, per guadagnare un po’ di denaro extra. Le raffigurazioni del Capodanno risalgono probabilmente a circa duemila anni fa. Originariamente era abitudine dei benestanti dipingere le sembianze di eroi leggendari o simboli di buon auspicio sui cancelli delle case come protezione. Fu soltanto quando la xilografia venne inventata e diffusa che le riproduzioni del Capodanno si svilupparono in un’arte popolare. Esse guadagnarono una vasta notorietà intorno al 1500 d.C., durante la dinastia Ming, e raggiunsero l’apice nel XVIII secolo. Queste stampe normalmente erano decisamente a buon mercato. Le famiglie generalmente ne compravano parecchie e con esse decoravano le proprie case e sostituivano quelle dell’anno precedente.

I soggetti delle vecchie stampe del Capodanno possono essere classificati in quattro gruppi:

1. Sembianze di varie deità, in particolare il Dio della Cucina e i Guardiani della Porta.

2. Scene di vita contadina, molto spesso su un calendario.

3. Figure allegoriche o simboliche e oggetti come pesche, pesci e bambini ben nutriti, tutti esprimenti il desiderio dell’uomo di avere felicità, ricchezza, abbondanza, molti figli, lunga vita, fama e successo; insomma una vita migliore

4. Scene tratte da leggende, romanzi, episodi storici e opere.

Dopo il 1945 inizirono ad apparire nuovi quadri del Capodanno su basi rivoluzionari: essi conservavano la vecchia forma, ma i contenuti rispecchiavano la nuova realtà; i “vecchi” Guardiani della Porta erano sostituiti da coppie di contadini, operai, soldati e al posto del Dio della Cucina si poteva trovare il ritratto di Mao Zedong.

I dipinti del Capodanno degli anni ’50 descrivevano scene tradizionali e moderne al tempo stesso. Su una intitolata “Quintuplice ricchezza” c’era un pesce che simboleggiava sia l’acquacoltura, una comune occupazione agricola sussidiaria, che l’abbondanza (in cinese “abbondanza” e “pesce” hanno la stessa pronuncia, yu). Il frutto della pesca non solo rappresentava un’entrata extra per il contadino, ma era, ed è, anche simbolo di lunga vita. Il loto conservava il suo vecchio significato di “sempre, per sempre”.

Nel 1959 i giornali riportarono l’ordine ufficiale per il quale il popolo non avrebbe più dovuto onorare il Dio della Cucina, ma piuttosto appendere in suo luogo raffigurazioni di operai, contadini e buoni raccolti.

Ma nonostante tutto la Festa di Primavera era osservata anche durante la Rivoluzione Culturale anche se con alcune differenze. Poiché non si potevano comprare raffigurazioni del Dio della Cucina, c’era chi se le dipingeva da sè e appendeva distici sempre scritti da sè. In alcune località la mancanza bastoncini d’incenso da comprare si ovviava con sigarette di buona qualità.

Ai nostri giorni le raffigurazioni del Capodanno disponibili hanno motivi tradizionali quali i Guardiani della Porta, il Dio della Cucina, bambini paffuti con pesci, peonie, pesche, pesci rossi, fenici con peonie, temi da opere cinesi e scene tratte dalla mitologia. Altre combinano il vecchio con il nuovo, ad esempio bambini, contadini e mogli che portano ceste piene di pesci o fiori di loto e pesche. Inoltre, si possono trovare anche temi modernissimi quali l’esplorazione dell’universo, anche se dipinti nello stile tradizionale.

Certo tra la generazione giovane e di mezza età delle città, la credenza nelle vecchie deità è pressoché svanita e anche nelle cam-pagne il numero di persone che osserva i vecchi costumi è sicuramente diminuito. In ogni caso, però, i preparativi per la festa cominciano ancora intorno al 23° giorno dell’ultimo mese, giorno in cui il Dio della Cucina veniva solitamente onorato. L’attività lavorativa rallenta e tutte le fatiche sono incentrate sugli acquisti, sulla manifattura di nuovi indumenti e sulla decorazione della casa. Molte coppie scelgono questo giorno di festa per il loro matrimonio e i bambini cominciano a fare esplodere petardi due settimane prima della Festa di Primavera.

Come un tempo, viene data grande importanza al mangiare e al bere, e la gente preferisce ancora regalare generi alimentari (alcuni anni fa solo a Pechino vennero venduti circa tre milioni e mezzo di polli freschi o surgelati, un milione di anatre e grandi quantità di carne d’agnello, manzo e maiale) Inoltre, attualmente vengono acquistati dolci e giocattoli per i bambini, elettrodomestici, stereo, compact-disc ecc.

Le case ricevono una pulizia completa, i mobili spolverati, la biancheria da letto lavata. Anche gli uffici vengono puliti e persino le strade vengono spazzate con una cura particolare (durante la Festa di Primavera del 1981 gli spazzini delle strade di Beijing vennero pubblicamente lodati per il “loro grande contributo alla salute e igiene pubblica nella capitale”). La vecchia superstizione che questa pulizia avrebbe eliminato le sfortune e portato la buona fortuna è diventata ora una semplice buona abitudine.

Si inizia a preparare piatti di cibo due o tre giorni in anticipo. I ravioli sono un “must” nella Cina settentrionale, naturalmente. Quando tutto è pronto, cominciano le decorazioni. Sugli edifici pubblici vengono appese lanterne da cerimonia con fiocchi rossi e gialli e strisce di carta colorata con distici. Le vetrine e le esposizioni multicolori attraggono gli occhi. Oggi le strisce di carta colorata generalmente recano solo alcune parole, come “Festa di Primavera” o “Capodanno”. In casa si preferiscono fiori o lanterne. Tutti cercano di essere a casa per la vigilia del Capodanno e una volta riunita la famiglia, di solito ci si scambia piccoli regali. Per i bambini ci possono essere dei nuovi vestiti, giocattoli, dolci o una piccola somma di denaro. Nelle famiglie all’antica ci sono regali anche per gli anziani (ai nonni e ai parenti acquisiti si fanno ancora oggi per la maggior parte doni di cibo). Quindi arriva il banchetto. In molte famiglie sulla tavola viene posto un grosso pesce, intero, per simbolizzare l’unità della famiglia. Per questa occasione si cerca di mettere in tavola il meglio di tutto. Molte famiglie quindi guardano programmi televisivi fino a mezzanotte, essendo questo divenuto uno dei passatempi preferiti. Se il primo giorno dell’anno è dedicato ai festeggiamenti e alle visite ai parenti, il secondo e il terzo giorno si visitano amici e conoscenenti per scambiarsi gli auguri. Negli ultimi anni i negozi sono aperti anche nei giorni di festa e sempre più persone preferiscono acquistare in quel periodo poiché vi è meno affollamento.

E se c’era un tempo in cui i contadini dello Shandong consideravano un anno buono quello in cui potevano comprare abbastanza stoffa per rattoppare i vecchi indumenti, oggi, diversamente, la Festa di Primavera non reca con sé la temuta riscossione di debiti, tassi d’interesse da usura, canoni d’affitto esorbitanti, ma voglia di festeggiare e magari… di spendere!

Mauro Pascalis – Frammenti d’Oriente, dicembre 1998

7 febbraio 2011 Posted by | Ascoltare, Azioni, Cultura, Guardare, Musica, pensieri | , , , , , | Lascia un commento

SUN WUKONG

Beijing Opera - Sun Wu Kong - Opera di Pechino

Beijing Opera - Opera di Pechino

Un grande personaggio della letteratura cinese ha attraversato mari e monti, laghi e vallate, pianure e deserti per arrivare in ogni angolo del pianeta, anche a casa vostra.

Il suo nome è Sun Wu Kong.

Sun Wu Kong è il personaggio principale di Viaggio in Occidente (dove per Occidente si intende l’India NdA), un romanzo scritto da Wu Cheng En che ha attraversato i tempi e gli spazi per diffondersi ai cinque venti arrivando ovunque presentandosi in modi diversi ma che tutti appartenengono alla penna di questo autore, compresi quelli rivisitati, rielaborati e ristrutturati in contesti diversi da quello originario.

Tra l’altro se volete potrete trovarlo qui in formato.rtf dove scaricare il suddetto romanzo interamente tradotto in italiano da Serafino Balduzzi e disposto gratuitamente sotto licenza d’autore sul sito web liberliber.it che si occupa proprio di promuovere la diffusione di testi classici open-source.

Il Re Scimmia è anche un personaggio importante dell’Opera di Pechino, che mette in scena moltissime delle figure storiche e mitiche della cultura tradizionale della Cina.

Sun Wu Kong non può non travolgere la nostra fantasia, in quanto incarna interamente la figura di un essere impavido capace di risollevarsi da ogni sventura per  poi rialzarsi sempre come il vero vincitore.

Ma Sun Wu Kong non coinvolge soltanto la letteratura ma va oltre e arriva addirittura nella strutturazione della pratica della disciplina del Kung Fu, quelle che tecnicamente rappresentano la poesia dell’arte del Wu Shu: le forme marziali tradizionali del Kung Fu.

Sun Wu Kong

Sun Wu Kong

In Cina tutti conoscono le leggendarie avventure del Re delle scimmie, Sun Wu Kong, tratte dall’antico libro Viaggio in Occidente.

Il kung fu tradizionale è da sempre intimamente legato a quello strato culturale-mistico-filosofico cinese che tramanda miti, storie e leggende di personaggi più o meno veritieri.

Tra questi Sun Wu Kong, è colui che racchiude in sé caratteristiche di ribellione e istintività, miste a coraggio e lealtà, proprie dell’animo umano.

Una delle tante leggende narra: “Sun Wu Kong, Re delle scimmie, è in cerca di un arma che possa adattarsi alle proprie esigenze di combattimento contro demoni e dei. Nella sua continua ricerca, il Re scimmia incontra il Re dei draghi, nella sua dimora in fondo al mare. Gli chiede un’arma adatta alle sue attitudini e il drago, volendo accontentare il suo ospite, gli presenta dapprima un grosso giavellotto, poi un pesantissimo forcone a nove punte. Nonostante gli sforzi fatti, tutte le armi presentate a Sun Wu Kong risultano essere toppo leggere. La ricerca va avanti per qualche tempo, ma senza successo. Così , la regina dei draghi suggerisce al marito di proporre a Sun Wu Kong la grande asta, che si trovava in fondo al mare, con cui il grande Yu aveva riordinato le acque e stabilito la profondità del mare. Il Re dei draghi conduce Sun nel luogo in cui si trova l’asta con i puntali d’oro all’estremità. Il Re scimmia cerca di sollevare l’asta, ma questa volta essa è troppo pesante anche per lui. Esclama: ‘Dovrebbe essere un po’ più corta e sottile!’ Al suono di queste parole l’asta si rimpicciolisce. Sun Wu Kong prova ancora e si accorge che l’asta , a comando, diventa più grande o più piccola. Felice, così per la sua nuova arma, il Re scimmia ringrazia il Re dei draghi e parte per nuove avventure.”

Proprio tali caratteristiche si riscontrano nella forma (kuen o lu) del bastone del Re scimmia (Hao Jie Gwam).

Il bastone del re scimmia è parte integrante del programma del kung fu tradizionale che comprende stili quali Choy Lay Fut, Hung Gar, Tai Sin Pek Kua, Tang Lang Quan, etc.

A differenza del moderno wu shu, nel quale si tende ad imitare i movimenti della scimmia sia a livello posturale che mimico, negli stili tradizionali sopra indicati (ed in particolar modo nel Choy lay fut e nell’Hung Gar!) si deve parlare di “principi” e non di ‘imitazione’.

A livello tecnico il bastone del re scimmia racchiude in sé tutti quei “principi” di attacco, difesa ed evitamento, propri del bastone a due teste (seung tao gwam) dell’antico kung fu Shaolin.

Le caratteristiche che però lo contraddistinguono, sono: il movimento del corpo, l’uso del passo, la circolarità del movimento del bastone, insieme alla capacità di poter allungare e accorciare il bastone anche in linea retta.

Anche se apparentemente il bastone del Re scimmia (Hao Jie Gwam) può sembrare un arma di facile comprensione, le insidie si nascondono nella capacità da parte del praticante di riuscire a far “sparire” e “riapparire” il bastone al momento giusto, quindi significa, quindi, non dare punti di riferimento all’avversario.

Nell’uso del bastone ad una testa un braccio serve a controllare la direzione del movimento, mentre l’altro ha la funzione di imprimere forza durante gli attacchi e le parate.

Con il bastone del Re scimmia, bastone a doppia testa , entrambe le braccia devono essere pronte a cambiare ed invertire la propria posizione in rapporto alle varie situazioni che si presentano in combattimento.

Eludere, fintare, o invertire in un attimo la direzione del proprio movimento rendono imprevedibile l’utilizzo di quest’arma.

Credo sia importante ricordare che come negli stili interni, anche nell’utilizzo del bastone del re scimmia, l’utilizzo di una corretta respirazione, e dei principi ad essa annessa, è fondamentale per una giusta comprensione di quest’arma.

“Non limitarsi al semplice movimento, anche se esteticamente gradevole, differenzia la corretta comprensione, dalla semplice esecuzione”.

Sifu Gianni de Nittis

 

Sun Wu Kong

Come esprime chiaramente il Maestro de Nittis il Re delle scimmie è molto più di un personaggio romazesco, anche perché secondo alcuni la sua origine si perde lungo tempi immemori che ci portano addirittura in India verso il mito di Hanuman, devoto vanara di Lord Rama, uno degli avatar di Visnu.

Invece qui potrete guardare l’intero filmato della prima puntata  (ben 1h e 45m) di un vecchio e famoso cartoon giapponese ispirato al famoso romanzo, dove Sun Wu Kong prende il nome di scimmia Gokū, personaggio principale di “The Monkey – Le avventure di Gokū” (in giapponese: 悟空の大冒険, Gokū no Daibōken).

Buon divertimento!

Vincenzo Di Maio

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Sun Wukong

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Wu Cheng En - Viaggio in Occidente

Un'illustrazione tratta da un'edizione cinese di Viaggio in Occidente di Wu Cheng En, raffigurante Sun Wukong che vola sulla sua nuvola con in mano il suo bastone

Sun Wukongcinese Sun Wukong (孙悟空sempl./孫悟空trad., Sūn Wùkōngpinyin); giapponese Son Gokū (孫悟空, Son Gokū?); coreano Son Ogong (손오공); vietnamita Tôn Ngộ Không — l’Affascinante Re delle Scimmie (美猴王sempl., Měihóu Wángpinyin), è forse il più famoso e amato personaggio della letteratura classica cinese. Mago, monaco, re, saggio e guerriero dall’aspetto di scimmia, è il malizioso protagonista di Viaggio in Occidente, basato su racconti popolari risalenti alla dinastia Tang. Il romanzo racconta le sue avventure dalla nascita fino al suo viaggio insieme al monaco Xuanzang, anche noto come Sanzang (in Giapponese Sanzo, in sanscrito Tripitaka) o Tangseng, per recuperare i testi sacri del Buddhismo conservati in India.

Il Personaggio nel romanzo

I primi capitoli del romanzo sono tutti dedicati alla storia di Sun Wukong, e non a caso molte edizioni italiane e internazionali si limitano a questa prima parte, con il nome Lo scimmiotto.

Il Grande Saggio Pari del Cielo

Nato da una roccia frutto della terra ingravidata dal vento, lo scimmiotto di pietra Sun Wukong si distingue per il suo coraggio portando il popolo delle scimmie nella Caverna del Sipario d’Acqua della Montagna dei Fiori e dei Frutti, e diventandone così il re. Preoccupato dalla possibilità che la sua conquistata felicità un giorno finisca, viaggia a lungo fino ad arrivare presso l’abitazione di un Saggio, il Patriarca Subhodi, che gli insegna la Via (Tao), e in particolare come diventare un Immortale e come difendersi dalle Tre Calamità, il che lo rende un guerriero potentissimo, capace di 72 trasformazioni e di volare su una nuvola; quando il Saggio si renderà conto che il giovane scimmiotto non ha appreso l’essenza della Via ma solo i suoi poteri, lo caccerà e gli proibirà di dichiararsi suo discepolo, e in effetti Sun Wukong non farà mai più il suo nome.

Tornato nella sua Montagna dei Fiori e dei Frutti, si impegna a portare il suo regno alla supremazia, conquistando e sottomettendo tutte le altre specie e pretendendo in dono dai quattro Dragoni Re dei Mari un bastone che si allunga e rimpicciolisce a piacimento (originariamente una delle colonne che tenevano l’oceano al suo posto), un elmo di fenice, un’armatura d’oro e degli stivali magici.

L’Imperatore di Giada, infastidito dalla sua arroganza, lo chiama a palazzo per tenerlo sotto controllo, e gli assegna l’incarico di Custode dei Cavalli Celesti (弼馬溫sempl., Bimawenpinyin), ma lo scimmiotto superbo trova l’incarico troppo umile, così torna alla sua montagna; allora l’Imperatore di Giada manda contro di lui il Re Li e suo figlio Nezha, che tuttavia non riescono a sconfiggerlo, così egli decide di concedere al Re delle Scimmie il titolo di Grande Saggio Pari del Cielo (齊天大聖sempl., Qitiān Dashengpinyin) come da lui richiesto e richiamarlo in Cielo.

Qui però lo scimmiotto dà ancora prova di sé e dopo essersi cibato delle Pesche dell’Immortalità si introduce in una festa a cui non era stato invitato e mangia e beve tutti gli alimenti degli dei che può, ruba le pillole di Lao Zi, poi fugge di nuovo alla sua montagna. Questa volta l’Imperatore infuriato manda contro di lui suo nipote Erlang, che, dopo una estenuante battaglia a cui partecipano anche molte altre divinità tra cui la Bodhisattva Guanyin e Lao Zi, riesce a sconfiggerlo e consegnarlo al Cielo, dove viene subito condannato a morte.

Il problema ovviamente è che lo scimmiotto è un Immortale, e il suo corpo è indistruttibile essendosi cibato delle pesche sacre, perciò nonostante venga trafitto da spade, battuto con martelli, colpito da fulmini e sottoposto a innumerevoli torture, non riporta neanche un graffio: allora viene rinchiuso in una fornace nella speranza che il suo corpo fonda, ma dopo diversi giorni, quando la fornace viene aperta, egli è ancora vivo, e i suoi occhi sono ora del colore del fuoco con pupille dorate, ed hanno acquisito il potere di vedere attraverso ogni inganno.

In cerca di vendetta, Sun Wukong mette a ferro e fuoco il Cielo, combattendo alla pari con più di centomila soldati imperiali, e l’Imperatore terrorizzato manda a chiamare il Tathāgata Buddha, che sfida il Re delle Scimmie a saltare fuori dalla sua mano, ma nel momento in cui lo fa la mano diventa sempre più grande finché quando Sun Wukong crede di essere arrivato al confine dell’universo in realtà non ha raggiunto che le dita della mano. Il Buddha allora lo punisce per la sua arroganza seppellendolo sotto la Montagna dei Cinque Elementi.

Il Viaggio ad Ovest

Dopo 500 anni la Bodhisattva Guanyin viene incaricata dal Buddha di cercare un uomo pio in grado di affrontare il pericoloso viaggio verso Ovest per portare nell’impero Tang i Sutra, in modo da diffondere in esso il vero insegnamento del Buddha, e lungo il cammino questa pensa di concedere a Sun Wukong la libertà in cambio della promessa di diventare un discepolo del prescelto. Quando il monaco Chen Xuanzang, detto Sanzang (o Tripitaka, “tre ceste”, dal nome del sutra che porterà al ritorno) e Tangseng (fratello dei Tang) giunge in prossimità della Montagna dei Cinque Elementi la scimmia ormai millenaria gli spiega la situazione e lo implora di liberarlo; il monaco accetta, gli dà il nomignolo Xingzhe (行者sempl.) e da quel momento diventa il suo maestro.

Non che Sun Wukong sia un buon discepolo; alla prima ramanzina abbandona il monaco, e la Bodhisattva Guanyin, giunta in suo soccorso, dona a questi un diadema magico. Quando il Grande Saggio Pari del Cielo ritorna il monaco gli fa indossare il diadema con un trucco e poi con una magia insegnatagli dalla Bodhisattva lo stringe attorno al suo cranio provocandogli un immenso dolore; quando smette Sun Wukong si rende conto di non poterlo togliere e cerca di uccidere di botte il suo maestro, ma questo ricomincia a recitare la formula magica.

Da questo momento in poi Sun Wukong obbedirà senza discutere al monaco, e lo proteggerà durante tutto il viaggio, durante il quale incontrerà nuovi compagni di avventura e nuovi nemici, imparerà a comportarsi meglio e infine, dopo aver portato a termine la loro impresa, lui e il monaco raggiungeranno l’illuminazione e diventeranno dei buddha a loro volta.

Il Re delle Scimmie nelle sue parole

Quella che segue è una poesi appartenente a Viaggio in Occidente in cui Sun Wukong, presentandosi a un nemico, si racconta a parole sue:

Grandi son sempre stati i miei poteri magici sin dall’infanzia;
Cambiando col vento, mostro la mia potenza.
Nutrendo la mia natura e coltivando la verità,
Ho vissuto giorni e mesi,
Salvando la mia vita saltando fuori dal ciclo delle rinascite.
Una volta ho cercato con sincerità la Via
Scalando la Montagna Terrazza degli Spiriti per cogliere erbe medicinali.
Su quella montagna vive un antico Immortale
Vecchio di centottomila anni.
Ne ho fatto il mio maestro,
Sperando che mi mostrasse una via per l’immortalità.
Egli disse che l’elisir è nel corpo di ciascuno,
Che è perder tempo cercarlo fuori.
Imparai la gran magia dell’immortalità,
Senza la quale difficilmente sarei sopravvissuto.
Volgendo dentro il mio sguardo, sedetti e mi calmai la mente,
Mentre il sole e la luna si mescolavano dentro di me.
Trascurando le cose del mondo, ridussi i miei desideri,
E quando i sensi, il corpo, e la mente furono purificati, il mio corpo fu saldo.
Riavvolgere gli anni e tornare alla giovinezza è presto fatto;
La strada per l’immortalità e la saggezza non fu lunga.
In tre anni acquisii un corpo magico,
Che non soffriva come uno comune.
Vagai per i Dieci Continenti e le Tre Isole,
Gli angoli del mare e i confini del cielo.
Avevo vissuto oltre trecento anni,
Ma non potevo ancora volare sui Nove Cieli.
Ebbi un vero tesoro sottomettendo i dragoni del mare:
Un bastone di ferro con fasce d’oro.
Sulla montagna dei Fiori e dei Frutti
Ero il comandante supremo;
Nella Caverna del Sipario d’Acqua
Riunii servitori demoniaci.
Il Grande Imperatore di Giada mi inviò un decreto
Con cui mi dava l’alto rango e il titolo di ‘Pari del Cielo’.
Più di una volta ho rovinato la Sala della Nebbia Miracolosa,
Ed ho rubato le pesche della Regina Madre diverse volte.
Centomila soldati celesti in ranghi serrati
Vennero con lance e spade per fermarmi.
Rimandai i Re celesti lassù sconfitti,
Ferii e misi in fuga Nezha alla testa dei suoi uomini.
Il Vero Signore Erlang, abile nelle trasformazioni,
Lao Zi, Guanyin e l’Imperatore di Giada
Guardarono mentre venivo sconfitto dalla Porta Sud del Cielo.
Con un po’ d’aiuto di Lao Zi,
Erlang mi catturò e portò in Cielo.
Fui legato alla Colonna della Punizione dei Demoni,
E fu ordinato a soldati divini di tagliarmi la testa,
Ma sebbene tagliato con spade e battuto con martelli
Non ne fui scalfito.
Allora fui colpito col fulmine e bruciato col fuoco.
Poiché ho davvero poteri magici,
Non ne fui impressionato.
Allora mi portarono alla fornace di Lao Zi per essere fuso.
I Sei Ding mi arrostirono lentamente col fuoco divino.
Quando fu tempo e la fornace si aprì, ne uscii,
E corsi per il Cielo, con il mio bastone in mano.
Nessuno poté fermarmi dal causar danni ovunque,
E provocai il caos nei trentatré Cieli.
Poi il nostro Tathāgata Buddha usò il potere del suo Dharma
E mi gettò di schiena sotto la Montagna dei Cinque Elementi,
Dove fui schiacciato per cinquecento anni pieni,
Finché Sanzang venne dalla terra dei Tang.
Ora mi sono ravveduto e vado ad Ovest
Per scalare la Cima del Tuono e vedere il Buddha.
Chiedi per i Sette Mari, Cielo e Terra:
Scoprirai che sono il più forte mostro mai vissuto.

Origini del mito

Alcuni studiosi credono che il personaggio sia stato ispirato dalla divinità hindu Hanuman, l’eroe dall’aspetto di scimmia, avatar di Śiva, dell’antica epica Ramayana, di cui Xuanzang ha scritto dopo essere tornato in Cina.

Secondo altri, però, il culto di un dio dall’aspetto di scimmia era già diffuso in alcune regioni del Paese molto prima del viaggio di Xuanzang, forse come divinità locale poi inglobata nel pantheon taoista, e quindi assorbita nel sincretismo buddhista, come sembrerebbe indicare il fatto che in Viaggio in Occidente lo stesso Lao Zi, autore del Tao Te Ching, è citato tra le divinità celesti e dice di sé di aver raggiunto lo stato di buddha, e nella storia la prima divinità autenticamente buddhista a comparire, Guanyin, entra in scena solo durante la battaglia con Erlang.

Un’altra possibile interpretazione è che Wú Chéng’ēn abbia unito miti e leggende locali per creare l’antieroe perfetto, l’esatto contrario di ciò che un buddhista dovrebbe essere, in modo da dimostrare che anche una bestia dedita ai piaceri della carne può raggiungere l’illuminazione. A suffragio di questa tesi si può notare che “saltare fuori da una roccia” è l’equivalente cinese dell’italiano “nascere sotto un cavolo” o “essere portati dalla cicogna”, e “Custode dei Cavalli” rimanda alla tradizione cinese di tenere una scimmia nelle stalle come “protettrice” (si credeva che le scimmie avessero il potere di prevenire e curare le malattie equine); inoltre secondo una tradizione citata nello stesso Viaggio in Occidente alcune scimmie di montagna sono immortali.

Sun Wukong oggi

Tratti caratteristici

Sun Wukong è un personaggio che ha segnato profondamente la cultura cinese e giapponese, e spesso compare come personaggio in altre opere con altri nomi, ma con alcune caratteristiche distintive che ne rendono immediata l’identificazione da parte del pubblico. Alcune di queste sono:

  • In primis il carattere infantile, irruente e pronto alla lotta, spesso affiancato da un personaggio che lo moderi (generalmente femminile)
  • Usa come arma un bastone allungabile
  • Ha sulla testa una coroncina o un diadema
  • Spesso indossa una veste buddhista gialla, arancione, o rossa, legata però al modo dei monaci combattenti Shaolin in modo da non ostacolare i movimenti.
  • Stranamente, solo occasionalmente ha tratti fisici scimmieschi.
  • Ha un gruppo di amici con i quali compie un viaggio in cui il gruppo affronta numerosi nemici.

Presenza in altre opere contemporanee

  • Col nome giapponese “Son Goku” è protagonista di diversi manga/anime tra cui Monkey, la scimmia, Dragon Ball, e Saiyuki – La Leggenda del Demone dell’Illusione.
  • Innumerevoli personaggi di manga/anime hanno attributi caratteristici di Sun Wukong, come esplicita citazione: come “buono” in Starzinger (il protagonista Jan Kogo) e Naruto (è una delle evocazioni del terzo Hokage, col nome Enma Re delle Scimmie); come “cattivo” in Le avventure di Jackie Chan e Read or Die. Nel 14esimo Tankōbon del manga Shamo, Liu Di Ling si traveste come il Re delle Scimmie durante il combattimento con il protagonista Ryo Narushima, e arriva a un passo dall’ucciderlo. In Love Hina e in Lamù inoltre i protagonisti compaiono come attori di una recita in cui interpretano Sun Wukong e il suo gruppo. In un capitolo del manga “Ranma 1/2” Mariko Konjo utilizza delle tecniche tratte dal repertorio di Son Goku come il bastone allungabile e la nuvoletta volante. In un episodio dell’anime Inuyasha i protagonisti incontrano un demone-cinghiale, Chokyukai, che afferma di essere discendente di Cho Hakkai, ed è accompagnato da due piccoli demoni: un kappa discendente di Sha Gojo ed una scimmia discendente di Son Goku, tre dei protagonisti della leggenda cinese; questi ultimi due si rivelano però molto deboli, dato che anche Shippo riesce a tenerli a bada. In un albo del mangaSaint Seiya, uno dei cavalieri d’oro, Shaka di Virgo, per spiegare un concetto a Phoenix, fa riferimento proprio alla famosa leggenda cinese di Son Goku. Inoltre i PokémonMonferno e Infernape hanno i tratti somatici di Sun Wukong.
  • Nel videogioco Tekken 5 nella sezione personalizza, si può comprare la maschera di Sun Wukong da mettere sul personaggio Feng Wey
  • Un film americano per la tv di nome Viaggio in Occidente è stato trasmesso su Italia 1; in esso un americano prende il posto del monaco alla guida dei tre demoni per impedire agli dei, e inizialmente lo stesso Wu Cheng’en, di distruggere tutte le copie del romanzo richiamandole in cielo. Sun Wukong è chiamato semplicemente Scimmia.
  • Nel film L’impero proibito viene chiamato Monkey King ed è interpretato da Jet Li, ha una folta barba bionda, comportamenti infantili e scimmieschi ed usa un bastone per combattere.
  • Milo Manara ha disegnato la storia di Sun Wukong, sceneggiata da Renata Pisu, in toni fortemente politici ed erotici, in Lo scimmiotto (1976).
  • Nel Office XP Multilingual Pack è presente “Monkey King” come assistente di Office.
  • A Hong Kong c’è il Tempio Buddhista di Sau Mau Ping, che ha un altare dedicato a Sun Wukong.
  • Durante il governo di Mao Zedong in Cina, egli ha spesso fatto riferimento a Sun Wukong come esempio positivo di rivoluzionario in manifesti e discorsi pubblici.
  • Nel ristorante a Hong Kong in Street Fighter III c’è la riproduzione di una montagna. Se colpita nel modo giusto mandandoci contro l’avversario, si rompe rivelando una statua di Sun Wukong.
  • Il protagonista del videogioco Enslaved: Odyssey to the West, chiamato Monkey, ricalca fedelmente le caratteristiche di Sun Wukong per il fatto che combatte con un bastone, si muove vagamente come una scimmia ed ha una specie di fascia elettronica di controllo.

7 febbraio 2011 Posted by | Arte, Ascoltare, Guardare | , , | Lascia un commento